Da solo (Neri Pozza, 2025)
Ci sono bambini, nelle guerre, che si mettono in salvo da soli, che percorrono chilometri e attraversano frontiere lasciando il loro mondo per quello del caso. E ci sono madri costrette a fare scelte contro natura per proteggerli, come decidere di abbandonarli.
Questa è la storia di Jarek che, pochi giorni prima dei suoi dieci anni, e pochi giorni dopo l’invasione russa all’Ucraina, attraversa il Paese da solo per cercare rifugio a Bratislava. Parte con la destinazione scritta sulla mano e una pistola giocattolo nello zaino. Sua mamma Hanna, lo ha lasciato nella folla di fuggitivi alla stazione dei treni di Zaporižžja, scegliendo fra lui e Olena, la nonna invalida, fra partire a sua volta e restare.
Partire o restare, testa o croce, vivi o morti, vivi e morti. Un collega contabile, un ex amante, un gatto rosso, Prykmeta, presagio in ucraino, e le parole della vicina di casa: “Una madre sa tenere insieme l’amore e il mondo anche quando lo sforzo è spaventoso (…) Ci saranno delle perdite, per forza, niente è dato per niente, e ti sembrerà senza speranza. La contraddizione, del resto, è naturale come l’assenza nell’amore”.
La guerra esplode in mille conflitti che ciascuno combina a seconda della propria vita e della propria persona, gli adulti, secondo logiche adulte e i bambini secondo logiche bambine, entrambi, in un equilibrio di verità, menzogna e speranza, entrambi alla ricerca di un posto, di una casa. “Perché l’abbandono, in seconda battuta, non è che questo, un ostentato esercizio al sogno”.
“Da solo” è ispirato a una storia vera che ha commosso il mondo e che dà voce a tutte quelle madri e a tutti quei bambini, nelle guerre, che ce la fanno.
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